Tartare di Ombrina (Con Cracker di Semi e gelatina di Mango)

Ricette semplici, gustose e senza sprechi di Daniele Gagnesi

Tartare di Ombrina
Tartare di ombrina

Le ricette dell’Ombrina un’eccellenza dell’acquacoltura sostenibile italiana è realizzata in collaborazione con Daniele Gagnesi.

Tartare di Ombrina (Con Cracker di Semi e gelatina di Mango)

Questo praticamente è la seconda parte della precedente ricetta dei paccheri: non avevamo utilizzato le parti migliori dei nostri filetti di ombrina che ora andremo a trasformare in uno sfizioso ed elegante antipasto. Naturalmente potete fare la Tartare di Ombrina procurandovi un’ombrina di circa 500 gr., così come potrete fare solo la tartare senza cracker e gelatina: insomma assolutamente liberi di fare come più preferite.

Il pesce di acquacoltura italiana è privo del pericoloso parassita Anisakis e questo rende possibile il suo utilizzo senza la necessità della preventiva congelazione.

Questa ricetta non è difficile però vi richiederà un poco più di attenzione durante la preparazione. Stiamo comunque parlando di pesce crudo e quindi dopo ogni operazione il prodotto va subito messo in frigorifero.

Ingredienti per 4 persone

Per la Tartare di Ombrina

  • Filetti di ombrina
  • erba cipollina, basilico, prezzemolo, origano fresco
  • lime
  • mela verde (o comunque una mela acidula)
  • olio evo
  • sale e pepe

Per i Cracker di semi

  • 70 gr. semi misti
  • metà dell’albume di un uovo

Per la Gelatina di Mango

  • un mango maturo
  • agar agar (o colla di pesce)

Preparazione

Questa volta non ci sono scorciatoie: il filetto va pazientemente spinato. Aiutatevi sempre passando i polpastrelli sulla carne seguendo il verso contrario delle fibre, cioè dalla testa verso la coda. Terminata l’operazione dovremmo anche spellare il filetto passando un coltello sottile e affilato questa volta partendo dalla coda verso la testa: la parte difficile è finita adesso sarà tutto più divertente.

Tritate i filetti a coltello (più o meno finemente è una questione di gusto, secondo me è preferibile mantenere una certa masticabilità, quindi non troppo sottilmente), conditeli per adesso solo con un poco di olio, coprite con pellicola e mettete in frigo.

Prendete i semi misti (nei supermercati si vendono già pronti, tipo quelli per il pane), sbattete un poco la metà di un albume e poi mescolatelo ai semi. Praticamente dobbiamo farci una specie di cracker e l’albume ci serve per tenerli uniti e non alterare il sapore.

Stendete il miscuglio su un pezzo di carta da forno a circa 3 millimetri di altezza, poggiatelo sulla placca del forno e pretagliatelo. Con un bicchierino, una tazzina o più professionalmente con un coppapasta di circa 4 cm. di diametro, pigiate sui semi in modo poi da riuscire a staccare i dischi una volta cotti. Infornare a 140° per una decina di minuti, devono risultare croccanti. Lasciarli raffreddare con il forno semiaperto.

Tagliate e frullate la polpa del mango (se avete un estrattore o una centrifuga è arrivato il momento di usarli). Passate la purea ottenuta da un colino finissimo e schiacciate: in sostanza dobbiamo ottenerne il succo. Pesatelo, mettetelo in un pentolino e aggiungete la dose corrispondente di agar agar: è scritto sulla confezione e non sono mai uguali.

Io avevo 125 gr di succo e mi serviva mezza bustina di agar agar. Ponete sul fuoco e portate al bollore mescolando. Versate in una piccola teglia perfettamente liscia (in pirex o antiaderente): dovrete ottenere uno spessore di almeno 2 millimetri. Ponete in frigo per un ora circa. Poi tagliere dei dischi della stessa misura dei cracker: ci vuole attenzione perché sono ovviamente delicati.

Si può assemblare il piatto. Prendete la polpa di ombrina conditela con sale, pepe, succo di lime e ancora un poco di olio. Tritate le erbe aromatiche ed unitele al pesce assieme a dei piccolissimi cubetti di mela: assaggiate ed eventualmente regolate ancora in base ai vostri gusti.

A questo punto mettete il cracker sotto, appoggiateci sopra la tartare e sopra ancora la gelatina di mango. Condite con olio e un altro giro di pepe.

Dopo tutta questa fatica cosa si beve? Questa volta la bollicina è d’obbligo, che sia Franciacorta DOCG, Trento DOC o Prosecco Brut DOC.

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