Proteine animali trasformate, leva strategica per alimenti in acquacoltura più sostenibili

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Roma, 14 maggio 2025 – Proteine animali trasformate, leva strategica per alimenti in acquacoltura più sostenibili

Riconsiderare l’impiego delle proteine animali trasformate (PAT) nella nutrizione ittica come risorsa per accrescere l’efficienza e la sostenibilità dell’acquacoltura italiana. È la proposta emersa dal convegno “Dalla terra al mare”, organizzato da Assograssi a Roma presso Palazzo Montemartini, con l’obiettivo di avviare un confronto tecnico e politico sul superamento delle restrizioni europee che ancora oggi limitano l’uso delle PAT da ruminante nei mangimi per animali d’allevamento.

Pat e acquacoltura: il nodo normativo

Secondo Paolo Valugani, presidente di Assograssi, l’estensione dell’impiego delle PAT, comprese quelle da ruminante, qualora riammesse dall’UE,  avrebbe un impatto positivo su più fronti: riduzione dei costi di produzione, maggiore sicurezza negli approvvigionamenti (feed security), valorizzazione dei sottoprodotti zootecnici e minore dipendenza da proteine importate, come farine di pesce o di soia. Solo nel 2024 il comparto del rendering ha trasformato oltre 1,4 milioni di tonnellate di sottoprodotti animali, generando un fatturato superiore ai 700 milioni di euro.

La posizione dell’API: sostenibilità e accettabilità sociale

Nel suo intervento, Andrea Fabris, Direttore Generale dell’Associazione Piscicoltori Italiani (API), ha evidenziato come l’acquacoltura possa trarre vantaggio da una maggiore disponibilità di materie prime alternative. “L’uso delle PAT in acquacoltura – ha spiegato  — rappresenta un’opportunità concreta per migliorare la qualità degli alimenti, ridurre l’impatto ambientale e rispondere con maggiore efficacia alle esigenze nutrizionali e di benessere animale.”

Un impiego più esteso di queste risorse, secondo Fabris, rafforzerebbe l’accettabilità sociale dell’acquacoltura, elemento chiave in un contesto in cui il consumo di pesce è in crescita ma coperto in larga parte (circa il 75%) da prodotto importato.  Fabris ha quindi illustrato brevemente il Progetto ACQUAINNOVA, cui API partecipa, che si basa sulla valutazione della fattibilità e della sostenibilità dell’utilizzo di fonti proteiche di origine animale alternative.

L’interesse del settore mangimistico

Lea Pallaroni, Direttore Generale di Assalzoo, ha confermato l’interesse del settore mangimistico verso un ventaglio più ampio di fonti proteiche. “Le PAT — ha dichiarato — sono ingredienti sicuri, tracciati e pienamente compatibili con le esigenze dell’acquacoltura italiana, che si concentra in prevalenza su specie carnivore. Estendere l’uso delle PAT da ruminante significherebbe, inoltre, facilitare anche l’utilizzo di quelle da suino, semplificando i processi produttivi.”

Secondo Pallaroni, l’esperienza decennale seguita alla riapertura normativa sull’uso delle PAT da suino e avicolo dimostra l’importanza di un coinvolgimento anticipato della GDO, così da favorire un’informazione corretta e un’accettazione graduale da parte dei consumatori.

Feed security e circolarità: le nuove priorità europee

Il confronto ha posto in evidenza un’urgenza sempre più condivisa tra gli operatori europei: superare il “feed ban” in favore di un modello produttivo più razionale, fondato su evidenze scientifiche e sulla valorizzazione delle risorse già disponibili. “In Europa — ha sottolineato Valugani — le PAT sono oggi più sicure che altrove, eppure le restrizioni restano più rigide persino rispetto agli standard della WOAH.”

La filiera degli alimenti in acquacoltura, centrale per la sicurezza alimentare e per la competitività del settore agroalimentare, si conferma terreno strategico di confronto tra sostenibilità, innovazione normativa e indipendenza dalle importazioni.

Videodichiarazione Andrea Fabris – AgraPress

Foto Copertina @Assograssi

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