Campi agricoli a mare: un’opportunità che l’Italia non può perdere

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Roma, 20 giugno 2025 – Campi agricoli a mare: un’opportunità che l’Italia non può perdere

In un momento in cui la sfida della sicurezza alimentare si intreccia sempre più con quella della sovranità alimentare e della transizione ecologica, lo sviluppo della maricoltura sostenibile torna prepotentemente al centro del dibattito. In Italia, lo spazio marino effettivamente utilizzato per la piscicoltura è ancora irrilevante rispetto alle potenzialità.

Questo, il messaggio emerso dall’incontro tenutosi il 19 giugno scorso presso la sede nazionale di Confagricoltura, dedicato al tema “Campi agricoli a mare – Pianificazione delle AZA e concessioni demaniali marittime per uno sviluppo sostenibile dell’acquacoltura marina”.

Il convegno, moderato dall’Avv. Prof.ssa Cristina Pozzi, ha visto la partecipazione di alcuni tra i massimi esperti del settore, insieme a rappresentanti delle istituzioni, degli enti tecnici, delle associazioni di categoria e – in particolare – delle Regioni, la cui presenza attiva ha testimoniato un impegno concreto e continuo nel promuovere e accompagnare lo sviluppo del comparto.

Produzione stagnante, concorrenza estera in crescita: il nodo maricoltura italiana

Ad aprire i lavori è stato Claudio Pedroni, Vicepresidente Esecutivo API per la Maricoltura, che ha offerto un’immagine reale dello stato del settore. La produzione della acquacoltura italiana di pesce marino (spigola e orata) nel 2024 si è attestata attorno alle 15.000 tonnellate, segnando un trend sostanzialmente stagnante e in leggera flessione rispetto agli anni precedenti. Un volume che, rappresenta appena l’1% della produzione norvegese a mare, mettendo in luce la distanza competitiva con i principali attori del settore.
Il Vicepresidente Pedroni ha richiamato l’attenzione sul caso della Turchia, Paese extra-UE che venticinque anni fa produceva quanto l’Italia, ma che oggi, grazie a politiche agricole mirate e a una strategia di sviluppo ben definita, ha raggiunto livelli di produzione venti volte superiori.
Infine, un confronto con la Grecia, Paese caratterizzato – come l’Italia – da una forte vocazione turistica e culturale, ma che ha saputo valorizzare l’acquacoltura marina come asset economico primario, raggiungendo una produzione annua di quasi 130.000 tonnellate. Un esempio, secondo Pedroni, di come sia possibile conciliare tutela del paesaggio e sviluppo produttivo, a condizione che vi sia una visione strategica di lungo periodo.

Dal quadro normativo ai dati territoriali: il percorso tecnico a sostegno delle AZA

A introdurre il quadro giuridico e amministrativo è stato Giuseppe Spera, Rappresentante Permanente Aggiunto dell’Italia presso l’IMO (International Maritime Organization – Londra), che – assieme all’Avv. Prof.ssa Cristina Pozzi – ha ricostruito con chiarezza le basi normative che regolano le concessioni demaniali marittime e la pianificazione delle Zone Allocate per l’Acquacoltura (AZA). Un intervento che ha evidenziato la necessità di una maggiore armonizzazione tra livelli decisionali e una lettura coordinata tra norme europee, nazionali e locali.

A seguire, si sono alternati gli interventi di Giovanna Marino (ISPRA), Erika Porporato (Fondazione IMC) e Massimo Rampacci (Piattaforma ITAQUA), che hanno offerto un quadro dettagliato degli strumenti tecnico-scientifici a disposizione e delle esperienze operative già attive sul territorio.

La Dott.ssa Marino ha illustrato l’evoluzione delle AZA in Italia, con particolare riferimento alle regioni costiere già dotate di mappature e studi di vocazionalità ambientale, sottolineando l’importanza di dati aggiornati per supportare le decisioni delle Pubbliche Amministrazioni. La Dott.ssa Erika Porporato ha arricchito il confronto portando esperienze tecniche e progettuali maturate in Albania e Georgia, approfondendo infine il caso della Sardegna, e mostrando come modelli di analisi multi-criteriale e gli strumenti di georeferenziazione possano guidare in modo efficace l’allocazione  di nuove aree produttive.

il Dott. Rampacci ha evidenziato il lavoro di coordinamento svolto dalla Piattaforma ITAQUA, presentando i risultati delle consultazioni con le Regioni e riaffermando il ruolo  che il  Piano Nazionale per l’Acquacoltura (PNSA 2021–2027) ha nel dare ulteriore impulso alla pianificazione.

tutte queste relazioni tecniche ricche di contenuti e di esempi applicativi hanno confermato come le AZA debbano passare dalla fase progettuale all’attuazione concreta.

Acquacoltura e spazio marittimo: un percorso strategico per l’agricoltura italiana

Il concetto di “campi agricoli a mare” non è più un’astrazione tecnica: rappresenta oggi la base concreta per una politica strutturale dell’acquacoltura, in cui il mare è riconosciuto come risorsa produttiva strategica. L’Italia dispone di competenze scientifiche, di esperienze operative territoriali e di un dialogo istituzionale consolidato: elementi che, se messi a sistema, possono consentire un salto di qualità per il comparto.

Un ringraziamento particolare va a Confagricoltura, che ha ospitato l’incontro e contribuito a creare uno spazio di confronto concreto tra imprese, istituzioni, associazioni e tecnici del settore.

Nel suo intervento di saluto, Roberto Caponi, Direttore Generale dell’organizzazione, ha richiamato l’acquacoltura quale componente strutturale del settore primario italiano, sottolineando la necessità di rafforzare la produzione marina e sostenere lo sviluppo dei campi agricoli a mare.

L’incontro del 19 giugno 2025 si inserisce nel percorso avviato con gli Stati Generali della Maricoltura Italiana a inizio anno e anticipa una serie di appuntamenti tematici che proseguiranno nei prossimi mesi, con l’obiettivo di analizzare criticità e prospettive del settore lungo tutte le sue dimensioni: dalla pianificazione dello spazio marittimo alla competitività delle imprese.

Un ringraziamento va anche a Biomar, produttore associato all’API, attivo nella formulazione di mangimi di alta qualità per l’acquacoltura, che ha contribuito alla riuscita dell’iniziativa, rafforzando il legame tra innovazione nutrizionale e sviluppo sostenibile del comparto.

Foto Copertina @API

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