Le regole dell’acquacoltura si scrivono a Bruxelles, grazie ai giovani

Acquacoltura Giovane

L’acquacoltura non si fa solo in azienda. Una parte importante del lavoro si svolge anche a Bruxelles. In un mercato sempre più globale, norme, regolamenti, leggi e direttive comunitarie incidono su tutta la filiera e ne determinano lo sviluppo futuro. A indirizzarle sulla giusta strada c’è anche un giovane italiano, Federico Facchin, di professione lobbysta per Copa Cogeca, la voce europea degli agricoltori e allevatori europei. «Sono tre le macro-aree di interesse: Pac, affari generali e commodities. Quest’ultimo è il mio campo, quindi: agricoltura biologica, miele, riso, tabacco, acquacoltura e pesca. Lavoro con i membri del gruppo lavoro pesca e acquacoltura del Parlamento europeo, con cui organizziamo incontri di lavoro e advisory council che interagiscono con la commissione. Cerco di supportare i vari attori ascoltando e captando le varie esigenze dei membri, sintetizzarle in documenti di posizioni, emendamenti, ecc. lungo tutto il percorso legislativo fino alla stesura del testo finale», racconta Federico Facchin, 30 anni, expat italiano attualmente in forze al Copa Cogeca come senior policy advisor. Generalmente, il percorso che porta dalla proposta di legge alla sua approvazione dura circa 2 anni, ma ci possono essere anche tematiche che richiedono tempi lunghi: «Per il miele abbiamo aspettato 15 anni la revisione di un testo di legge relativo alla sua produzione. Per l’acquacoltura, il testo di riferimento è la Common Fishery Policy. Cambiarla equivarrebbe al riordino attuale della Pac», sottolinea Facchin.

Acquacoltura Giovane - Federico Facchin
Federico Facchin

Una carriera partita un po’ per caso la sua, fra la laurea triennale e quella magistrale, con una serie di tirocini: «Fu un’amica di mia mamma a parlargliene e a propormi il primo tirocinio. A cui ne sono seguiti altri due. Alla fine degli studi in International business & development, nel 2018, non aspettavo altro che trasferirmi qui e iniziare il mio percorso in Copa Cogeca», racconta Federico Facchin. L’incontro con l’acquacoltura era dietro l’angolo: «Quando ho scoperto che importiamo l’80% del pesce che consumiamo mi sono stupito. Sia da consumatore che da professionista mi sono reso conto di quante poche informazioni abbiamo sulla provenienza della materia prima. Soprattutto quando andiamo al ristorante, o nel canale Horeca in generale, la qualità è una questione di fiducia. Si pensa sempre sia stata pescata appena lì al largo, ma spesso non è così», spiega Facchin.

La sfida della tracciabilità diventa quindi una questione quotidiana. Ma non l’unica: «L’altro grande tema che riguarda il settore è quella della sostenibilità sia in un’ottica di transizione energetica e decarbonizzazione sia nel rispetto e nella conservazione dell’ambiente e delle specie che lo abitano. Un esempio? Gli uccelli predatori come i cormorani. In alcune regioni, il livello di equilibrio fra la specie selvatica e gli insediamenti produttivi umani è a rischio», specifica Facchin. Per questo bisogna avere un atteggiamento collaborativo, che si basi sull’ascolto. Anche di chi ha posizioni più radicali: «Animalisti e ambientalisti sono ormai colleghi. L’importante è mantenere il dialogo sul confronto delle proprie posizioni. Perché gli obiettivi molto spesso sono gli stessi, solo che cambia il livello di pragmaticità della scelta», chiosa Facchin. Basti pensare agli sforzi portati avanti da Copa Cogeca per sviluppare l’approvvigionamento di proteine europee e alternative per la produzione dei mangimi destinati all’acquacoltura. Una scelta di sostenibilità che non dimentica la filiera.

L’esperienza e l’osservatorio europeo permettono anche di trarre un bilancio comparativo fra i diversi settori nazionali: «L’Italia deve andare fiera della sua produzione e della sua rappresentanza. Da poco, infatti, abbiamo dato il benvenuto a Pier Antonio Salvador, presidente di API, nel Gruppo di Lavoro Pesce Copa Cogeca. Un segnale di quanto sia considerata la nostra produzione, caratterizzata da una biodiversità unica nel suo genere e da importanti volumi produttivi. Spero che con il nostro lavoro si possa dare una spinta in più ai produttori italiani per penetrare il mercato al consumo e diffondere il consumo di pesce di qualità, in linea con gli obiettivi del progetto Farm to Fork», conclude Facchin.

Foto Copertina @Evanto Elements

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